10. L'amore ai tempi della ristorazione
Alcune delle domande più comuni sul mio lavoro riguardano le storie d'amore.
E allora lasciatemi dire che sì, ci sono stati baci nelle celle frigorifere e sì, uno chef che sa maneggiare il cibo sa fare tante altre cose (non pensate male, in parte sono portavoce di racconti altrui).
A parte questo, se avete letto tutte le puntate precedenti, avrete capito che il tempo da dedicare al divertimento sarà veramente minimo.
Se siete una donna e siete normale, vi accorgerete presto che fare questo lavoro a vita da dipendente nelle cucine è impossibile. Probabilmente penserete che la soluzione sia iscrivervi ad un corso di cake design, purtroppo ci hanno già pensato in troppe prima di voi. Cominciate a pensare ad un piano B, è fondamentale.
Se troverete tempo da dedicare ad un altro essere umano, sceglietevi il partner con oculatezza: in genere si privilegiano uomini che fanno il nostro stesso lavoro, perché a fine giornata non hanno niente da dire se la casa sembra un accampamento di barboni e soprattutto perché possono riconoscere la loro stessa stanchezza guardandoci negli occhi.
Inoltre, se sceglieste un ragazzo che ha deciso di dedicarsi ad altre attività nella vita (saggio), rischiereste di passare per la ragazza immaginaria, visto che manchereste a tutti gli aperitivi settimanali e avreste difficoltà a pianificare vacanze che non siano last-second.
Se siete un uomo, in teoria possedete più forza fisica e non temete la fatica; all'inizio il vostro lavoro vi farà entrare probabilmente in molti letti, perché sarà la gestualità, saranno le cicatrici sulle braccia, sarà il sudore davanti ai fuochi accesi e la padronanza nel gestirli, insomma uno chef è sexy.
Perfino la puzza di cucina all'inizio può entusiasmare, non chiedetemi perché; ma dopo qualche tempo la puzza sarà puzza e basta (e anche la pancia perderà il suo fascino).
Vi prego, cercate di alimentare sempre l'interesse e la passione, non solo facendovi la doccia tutte le sere. Non parlate solo di capesante, nasturzio e scalogno; informatevi sul mondo che va avanti, anche se potete guardarlo solo da una finestrella.
Il cervello è un muscolo, tenetelo in allenamento (un semplice calcolo del food-cost è meglio di niente, ma non basta).
Non permettiamo a questo lavoro stupendo di trasformarci in bestioline...
Bene, il mio intento era sdrammatizzare e ridere sulla mia personale esperienza nelle cucine, ma quello che ho scritto è reale.
Se dopo aver letto tutto ciò siete più motivati che mai ad entrare in una cucina, allora siete spacciati.
Non mi resta che dirvi che è vero, il nostro è un mondo durissimo, ma è il più bello che io conosca. E che ogni volta che comincerà il servizio, ogni giorno, gli odori e i suoni che sentirete vi faranno sentire fortunati per tutto ciò che fate.
Vi consiglio di studiare finché ne avete la possibilità, perché se un giorno avrete la fortuna di scrivere libri o sostenere interviste, la cultura e la capacità di espressione saranno importanti; partite da una formazione tecnica solida, vi servirà per avere fiducia in voi nel caso vi capiti una carriera veloce.
Siate pronti a fare le valigie: se non temete gli spostamenti avrete un lavoro assicurato, guadagni maggiori, soddisfazioni ed esperienze di vita fondamentali.
Spingete al massimo nei primi anni, puntate ai ristoranti 2-3 stelle Michelin, perché da giovani la capacità di sopportazione è leggermente maggiore.
Ringraziate tutti i giorni per le opportunità che vi offriranno, ma non fatevi mangiare in testa, siete persone dopotutto.
Tenete a voi stessi tutelando la vostra salute, questo lavoro è già difficile di per sé, figuriamoci se il corpo si ribella...
Buona fortuna ragazzi, magari un giorno ci vediamo a Masterchef (sì, ma io sarò il giudice eh!).
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